Invenzioni alla Stefano Benni

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La Scovatella

Il mio caro figlio, come forse lo sapete già, ingegnere di microelettronica, ha inventato proprio per me, la sua mammina, un aggeggio particolare cioè la Scovatella, specie di collaboratrice che gioca a nascondino con me dal alzar del sole fino al tramonto, anzi il plenilunio.

Piccolino, composto per l’essenziale di 2 antenne snelle, bluetooth, carta elettronica, microfono, collocati sopra una molla, si nasconde un po’ dappertutto in casa, proprio in alcuni posti incongrui dove ho lasciato un oggetto e poi aspetta…aspetta… Cosa aspetta? mi chiederete. Aspetta di sentire i miei:

– Ma dove ho messo questo? Non trovo più quello!

Questo o quello… la Scovatella salta fuori dal posto dove si trova l’oggetto desiderato canticchiando qualche canzone. Così, essendomi trasformata a ricercatrice, la SVT mi aiuta tutto il giorno a scovare le cose smaritte.

E quale canzone ti canta questa SVT? Sempre la stessa? Ma figurati! Con l’IA è ormai in grado di cambiare a secondo dei suoi sentimenti. All’inizio della giornata mi sussurra :
“ e se tu non esistessi, dimmi perché io esisterei…”
Dopo arriva la voce rauca e soave di Paolo :
” via via, via via con me…”
A meta giornata si percepisce già un certo disprezzo perché va a cercare Charles Aznavour :
“ Come sei bella da guardare, le tue calze che cadono sulle tue scarpe, il vecchio accappatoio mal chiuso et i bigodini, che aspetto!…”
Nel pomeriggio, ecco che si avvicina Gainsbourg :
“ sono venuto a dirti che me ne vado, i tuoi lunghi singhiozzi non ci cambieranno niente…”
Man mano che passano le ore, una certa stizza la invade e lei scoppia in un :
“ Capri, è finita!

Una sera, quando faceva capolino la luna, sputò un violento :
“E vatene in quel posto! Vi ritroverai i compagni del corso d’italiano”
E poi continuò con un dolce:
“Vedrai ci starai bene! Verranno anche a trovarti Chiara con Joshua”
– Aiuto! Aiuto!
– Mamma cos’ è successo?
– Ho fatto un brutto incubo che mi ha terrorizzato…

Da ora in poi sono stata attenta a concentrami su dove sistemo le cose. Dammi reta, con la scovatella attiva la memoria!

Nathalie Bozzato

Macchina per contare le pecore

Vorrei parlarle della macchina ingegnosa per contare le pecore.

Se come me, conta le pecore per addormentarsi, sa che dopo un po’, lo sconto diviene molto difficile. La pecora che si avvicina, l’ho già contata o no ? Forse è ritornata con la mandria iniziale. Si perde il filo… e non si addormenta. Bisogna avere un conteggio affidabile e regolare per prendere sonno.

Le spiego come funziona la macchina :

  1. Comprare una mandria di circa 1000 bestie (è sufficiente per addormentarsi in mezzo ora).
  2. Sistemarla dietro la porta della camera.
  3. Installare un grande tubo che parte della porta, fa il giro del letto, poi arriva alla finestra. Quella deve restare aperta tutta la notte, ma è buonissimo per il sonno. Il tubo include a mezzo percorso un tornello (come nella metropolitana) con un dispositivo di sconto.
  4. A turno, le pecore entrano nel tubo, lo seguono a longo e poi vanno fuori attraverso la finestra grazie alla cavallina (sembra che ne siano i campioni).
  5. Ogni 50 pecore, la macchina può a scelta :
    • farle ascoltare la “piccola musica di notte” di Mozart
    • regalarle una tazza di tisana alla camomilla
    • trasformarla in ghiro
    • darle un colpo di martello sulla testa

Ma che diventano le pecore fuori? Se Lei abita al pianterreno, le pecore ritornano brucare tranquillamente il suo tappeto fino alla prossima serata. Se Lei abita al quarto piano, prevede un grande congelatore, avrà montone alla spiedo in serbo per tanti anni!

Fanny Bonhomme

La macchina dei baci

Nacque in un ufficio pubblico dimenticato tra l’archivio delle fotocopiatrici rotte e il reparto “Emozioni Obbligatorie”. Un ingegnere col cuore sgualcito e le occhiaie da fine del mondo costruì la Bacio-3000, la prima macchina pensata per curare la carestia d’affetto della società moderna.
Inserivi una moneta certificata dal Ministero dell’Amore Residuo, e pop! un bacio usciva: delicato come una piuma per i timidi, fragoroso per i vincenti, appiccicoso e un po’ tragico per chi aveva passato la notte abbracciato al telefono in modalità “solitudine aeroplano”.
La coda davanti alla Bacio-3000 era infinita: nonne nostalgiche, manager col nodo alla cravatta e al cuore, adolescenti in astinenza di abbracci non digitali. Alcuni poeti mettevano due monete e sussurravano: “fammi sentire vivo, almeno per un attimo”.
Poi arrivarono gli abbonamenti premium, le offerte aziendali, gli influencer con hashtag #BacioNaturale. E la gente cominciò a vergognarsi dei propri bisogni morbidi, come se amare fosse una debolezza o un reato con l’IVA.
Finché un bambino disse:
“Ma perché non ci baciamo più da soli?”
Silenzio. Qualcuno tossì. Una piccola verità cadde per terra e fece rumore.
Così la macchina, stufa di fare il lavoro che il cuore dovrebbe fare, si spense. Senza avvisi, senza politica, senza app. Solo un ultimo messaggio sullo schermo:
“Provateci voi, sciocchini.”
E allora qualcuno abbracciò qualcuno. Timidamente. Goffamente. Ma davvero.
E per un momento, la città sembrò respirare amore.
Senza gettone.

Guy Catani

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